sabato 19 gennaio 2013

Atletico La Salle – Orgasmus Milano

Atletico La Salle – Orgasmus Milano   8 - 3

Il torneo del CUS Milano entra nel vivo e i paladini biancoblù mostrano tutta la loro autorevolezza nel primo match da dentro o fuori. Per i sedicesimi di finale i bussolotti riscaldati dell’urna di Nyon regalano una squadra che definire tale è agghiacciante (per dirla alla Conte). Gli avversari sono il tripudio della sciatteria e nonostante la discendenza griffata re Juan Carlos, del barcellonismo e della scuola catalana i moricones di turno posseggono solo la “manita”, intesa come le 5 sberle di differenza che l’Atletico La Salle deposita sul loro groppone. L’8-3 finale è roba da orgasmo vero. Non solo di nome, ma di fatto.

LA PARTITA

La prima frazione si rivela scorbutica come una tazza di gazpacho a stomaco vuoto. L’Orgasmus spara tutte le sue cartucce e risponde colpo su colpo: al primo sussulto di Leo, imbeccato da Scaccia al 3’, replica subito dopo il pilone iberico grazie a una punizione contestata. L’azione del 2-1, al 7’, è da manuale: Scaccia lancia Gerez che serve Leo (tutto di prima) e il copione sembra scritto. Sembra perché i nostri sono un po’ imbolsiti dalla sindrome post-Panettone, mentre i seguaci di Francisco Farinos fanno della corsa la loro peculiarità, raggiungendo il pareggio e congelando il primo tempo. Sulla sirena una pennellata proibita del Peter viene disinnescata dalle lunghe leve dell’estremo difensore in maglia verde. All’intervallo, sospinti dalle raffinate invettive di mister Zucca, i biancoblù decidono di cominciare a fare sul serio e prontamente Gerez, al 1’ batte a dovere una punizione che rende un po’ più sopportabile il clima della ghiacciaia del Giuriati Stadium. L’inerzia si sposta tutta dalla parte dell’Atletico La Salle che, complice la mancanza di qualità dei giocatori dell’Orgasmus, per giunta a corto di cerveza in corpo, dilaga grazie al guizzo di Scaccia e al rapace Leo che mette in buca altri tre palloni. Le parate sontuose di Michieli mandano in fumo le residue ambizioni spagnole, prima che l’unica rete avversaria della ripresa e il punto esclamativo di Scaccia, con Leo che ci prende gusto anche in versione uomo-assist, sanciscano la fine della partita.

MICHIELI 7,5  – Veste i panni del portiere improvvisato, ma dimostra di non essere un imbucato alla festa e gioca con la stessa sicurezza di Pino Taglialatela. Fiore all’occhiello, insieme a Geretto, del mercato di riparazione si erge a saracinesca pura sventando ripetute conclusioni che avrebbero piegato le mani a “Saponetta Fiori” o chicchessia. CHAPEAU

PETER 7-  – Al capitano non si può mai rimproverare impegno e sacrificio. Anche in una serata non brillantissima, in fase difensiva si conferma un apprezzabile puntello e pompa tutta l’energia che ha nel serbatoio. Sembra però che abbia fatto un’indigestione di sobrasada, memore dei tempi in cui si pavoneggiava in quel di Minorca. Un merito gli va riconosciuto: ingaggia un duello memorabile con il nervosissimo centravanti iberico che, inneggiando alla sciatteria più becera, si presenta con un paio di squallidissime Superga (voto 4 BARBONAIA), smoccolante contro l’arbitro per ogni contatto o presunto tale. “E’ troppo forte, non riesco a marcarlo, se uno è forte è forte” afferma l’aizzante capitano che lo irretisce ancora di più. E senza dubbio ci riesce. FOMENTATORE

LEO 8  – Ecco il pokerissimo che da solo vale il prezzo del biglietto. Tatticamente crea qualche grattacapo all’allenatore, ma in una di quelle serate dove c’è chi può e chi no, lui fa decisamente parte della prima fazione. Di riffa o di raffa ogni pallone che tocca si trasforma in oro. Con buona pace degli scettici messi a tacere mestamente. RE MIDA

ALE 7-  - Decisamente in ripresa rispetto alle ultime prestazioni, entra nel momento più delicato del match e contribuisce al netto cambio di marcia che lancia l’Atletico La Salle verso gli ottavi di finale. Gli manca un po’ di sana arroganza sotto porta, ma è ammirevole il suo lavoro in fase difensiva. All’occorrenza, come terzino aggiunto, è molto prezioso e riempie d’orgoglio il mister che su di lui aveva scommesso (omessa denuncia nell’aria…). VEEMENTE

SCACCIA 6,5  – Il compito del bomberone è ingrato. Giocare contro una difesa ermetica ed essere l’unico riferimento offensivo alla lunga prosciuga. Sgomita, scazzotta e si danna per la squadra. E’ più macchinoso del solito, ma anche in una serata così così foraggia la classifica cannonieri con altri due timbri. Tanto lavoro sporco e si becca pure un cartellino giallo per eccesso di generosità. ROBIN HOOD

GEREZ 8,5 - Lasciamo perdere certi paragoni. Tra il Maradona del Bosforo (alias Emre Belozoglu) e il Romario del Salento (alias Fabrizio Miccoli) hanno già toppato in tanti e sarebbe troppo facile ostentare appellativi come Beckenbauer della Brianza o di tal tenore. E’ una vera e propria rivelazione quel trottolino dall’aria sbarazzina, che indossa lo storico numero 6 ritirato dal Milan in onore di Franco Baresi al termine della lontana stagione 1996-97. Sfodera una prestazione no limits a tutto campo che attenta alla salute mentale di chi lo guarda: lo vedi sgattaiolare tra difesa, centrocampo e attacco e poi tra attacco, centrocampo e difesa e rischi di farti venire le allucinazioni o di vederti recapitata una pizza in faccia, reo di essere stato catapultato sul set di “Mi sdoppio in quattro”. Lui dice tutto tronfio che questi sono i suoi standard, il capitano storce il nasone e lo manda laggiù… Stantuffo inesauribile, se lo sia anche in altri contesti non è dato saperlo. DUREX

MISTER ZUCCA 8  – Il camaleontico Zucca in panchina è diventato un portento. Nelle decisioni che contano ha la stessa fermezza di Roy Hodgson (“Chi metti adesso Zucca? Eh boh aspetta, cazzo ne so”) e la stessa elegante compostezza di Carletto Mazzone. Con una flemma da “Se famo 3-3 vengo sotto la curva” in Brescia-Atalanta non fa mai mancare i suoi lucidi consigli e gestisce bene il gruppo. Trova la chiave tattica che schioda una gara facile solo in apparenza: non inserire mai (mai!) il numero 4. Ovviamente per manifesta superiorità. LUMINARE

SCENA DELLE GIACCHE 10 All’inizio del secondo tempo il direttore di gara, ormai un habitué del CUS, chiede di invertire le panchine per procedere con le sostituzioni e non dare adito a ulteriori polemiche, dato che gli animi sono già abbastanza surriscaldati. A questo punto comincia una corsa disperata dei moricones che, non curanti dell’azione in svolgimento (ognuno è libero di stabilire le proprie priorità), si avventano sui loro bei giacconi lerci mossi dal timore che vengano “zanzati”. Va bene tutto, ma i “ladrones” per eccellenza non siamo noi. MONDO ALLA ROVESCIA

Alessandro Dinoia